Il castello di Montségur è uno dei castelli catari, e poi francesi, posti nella regione dei Midi-Pirenei, abbandonato alla fine del XVII secolo.
Nell’aprile del 1243 il siniscalco reale di Carcassonne, Hugh de Arcis, pose sotto assedio l’imprendibile fortezza, che cadde dopo 11 mesi, nel marzo del 1244 segnando la fine del movimento cataro in Occitania.
La fortezza venne costruita nel 1204 sotto la direzione di Raymond de Péreille, signore del luogo, come estremo rifugio per i catari. Già in precedenza dovevano comunque esserci delle fortificazioni sul poggio, vista la sua posizione facilmente difendibile. Il sito era noto ai cattolici, tanto che nel Quarto Concilio Laterano del 1215 il vescovo Folco di Marsiglia accusò il conte Raimondo-Roger di Foix di proteggere con fortificazioni i catari. Col proseguire della crociata albigese e la caduta dei centri di resistenza catara, Montségur acquisì sempre più importanza, tanto da essere additato nel 1233 dal clero cattolico come “Sinagoga di Satana”, epiteto che ben descrive l’aura di leggenda che si stava creando attorno alla fortezza catara. Qui venne a risiedere, nel 1232, Guilhabert di Castres, vescovo cataro di Tolosa. All’epoca i catari dovevano all’incirca essere 400.
Firmata la pace di Meux terminarono le azioni militari ma con la bolla del 1233 Inquisitio hereticae pravitatis di Papa Gregorio IX l’attività dell’inquisizione espletata da Domenicani e Francescani trovò un impulso. Sulla spinta dell’inquisizione tutte le chiese Catare del sud di Francia cessarono praticamente l’attività e i perfetti sopravvissuti si diedero alla clandestinità o fuggirono all’estero. In questo quadro il vescovo Cataro Guilhabert di Castres chiese e ottenne protezione al Raimon de Pereille signore della rocca di Montségur. L’arrivo del Vescovo trasformò radicalmente la vita del villaggio e della fortezza che divenne un punto di riferimento anche per tutti i feudatari catari e i loro cavalieri cacciati dai loro possedimenti, i cosiddetti “faydits” che iniziarono a utilizzare la rocca come partenza per azioni di guerriglia contro i crociati cristiani.
Per dieci anni il castello di Montségur visse una vita vivace, sia dal punto di vista spirituale che come punto d’aggregazione, soprattutto per l’istituto del “consolamentum” che i perfetti davano a malati e anziani. A causa di questa intensa attività Raimon de Péreille fu scomunicato, con conseguente confisca di tutti i beni, e costretto a unirsi agli abitanti della rocca. Nel 1242 l’attività dell’inquisizione aveva ormai provocato un grosso sentimento di rivalsa nelle popolazioni dell’Occitania e i faydits continuavano a effettuare azioni di guerriglia.
Ad Avignonnet furono attaccati due inquisitori domenicani, Arnauad Guilhelm de Montpellier e Étienne de Narbonne che vennero massacrati insieme a tutto il loro seguito. A seguito di quest’evento le forze crociate attaccarono Montségur nell’estate del 1243. La difesa della rocca fu organizzata da Pierre Roger di Mirepoix mentre l’assistenza spirituale agli assediati fu fornita dal Vescovo cataro Bernard Marty. L’assedio durò oltre un anno sino a marzo 1244 quando dei mercenari baschi riuscirono a scalare il precipizio sotto la Roc de la Tour e piazzando una catapulta riuscirono a bombardare anche l’interno della rocca. Gli assediati s’arresero e vennero poste le condizioni della resa. Chi avesse abiurato avrebbe avuta salva la vita, chi non l’avesse fatto sarebbe stato bruciato come eretico sul rogo. Durante l’ultima notte la leggenda narra che quattro perfetti, protetti dalle tenebre, si allontanarono dalla fortezza portando al sicuro il tesoro dei catari. All’alba di mercoledì 16 marzo 1244, 222 persone rifiutarono d’abiurare, compresa la moglie del signore della Rocca e furono arsi ai piedi della rocca. Il prato ove venne eretto il rogo viene chiamato Prat dels cremats, “prato dei bruciati”. Questo evento sancì la fine definitiva della guerra contro i catari in Occitania.
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