Il castello è noto soprattutto per essere stato l’ultima dimora di Leonardo da Vinci, che vi soggiornò dal 1516 alla morte (2 maggio 1519), su invito di Francesco I. Il maniero è collegato alla residenza del Castello di Amboise da un passaggio sotterraneo che consentiva al re di rendere visita a Leonardo in qualunque momento con la massima discrezione.
Il castello ospita numerosi souvenir del soggiorno del genio vinciano. Nei sotterranei è possibile osservare numerosi modelli tratti dagli schizzi di Leonardo tra cui un carro armato, un ponte di assedio e un precursore di un elicottero. Anche nel parco sono disposte alcune opere a grandezza naturale realizzate a partire dai disegni leonardeschi.
Costruito su fondazioni gallo-romane durante il regno di Luigi XI il castello diventa la proprietà di un favorito del Re.
Leonardo Da Vinci arriva al Maniero di Cloux nell’autunno del 1516, dopo aver attraversato le Alpi e portando con sé tre delle sue opere maggiori: Santa Anna, la Vergine e il bambino, San Giovanni Battista e la famosa Mona Lisa oltre all’insieme dei suoi taccuini e dei suoi schizzi.
Dopo aver girato a lungo per il mondo, Leonardo da Vinci si stabilisce al Castello di Clos Lucé, sua prima e unica dimora personale. Francesco I° lo accoglie in questo luogo con queste parole: “sarai libero di pensare, di sognare e di lavorare.”
Vivrà qui gli ultimi tre anni della sua vita, dipingendo e lavorando fino al 2 maggio 1519, data in cui si spegne nella sua camera.
Al castello di Clos Lucé Leonardo da Vinci trascorre gli ultimi tre anni della sua vita, qui completa opere e lavori dedicandosi ai numerosi progetti di re Francesco 1°. Clos Lucé vi invita a condividere la vita e le opere di questo genio e artista immortale.
cere che apprezzava quasi tutti i giorni. Circondato dall’affetto entusiasta del re e di sua sorella, Margherita di Navarra, Leonardo è libero di sognare, pensare e lavorare.
Leonardo lavora su numerosi progetti per il re e organizza feste meravigliose per la corte. Attorno a sé ispira il pensiero e la moda. Dopo avere scritto che “nessun essere va al nulla” e considerando “la certezza della sua morte e l’incertezza della sua ora”, fece il suo testamento e raccomandò la sua anima a Dio “Sovrano, Maestro e Signore”. Il 2 maggio del 1519 morì. Si racconta che pianse sul suo letto di morte per avere offeso il Creatore e gli uomini di questo mondo non lavorando alla sua arte come avrebbe dovuto. Come scrisse Francesco Melzi, il discepolo preferito di Leonardo, nella sua lettera del 15 giugno 1519 ai fratelli di Leonardo: “Uscì dalla vita presente, ben preparato con tutti i sacramenti della chiesa”.
La visita comincia salendo nella torre di guardia che permette di accedere all’interno della dimora.
Con il suo camino decorato con lo stemma di Francia, il letto rinascimentale, i secretaire italiani a segreti…
Dalla finestra della sua camera, Leonardo da Vinci poteva contemplare il Castello reale del suo amico Francesco I.
Leonardo resta molto attivo come lo attestano i suoi numerosi disegni e schizzi del periodo francese realizzati ad Amboise. Il maestro nota di sua mano la prima data francese dell’insieme dei suoi foglietti, Giorno dell’Ascensione a Amboise, a Cloux, maggio 1517.
Artista di corte, Leonardo si presenta come pittore del re e porta l’ultimo tocco alle opere che ha portato con sé, fra cui il San Giovanni Battista che ora si trova al Louvre.
Come ingegnere ed architetto, Leonardo da Vinci lavora senza sosta su parecchi grandi progetti d’urbanismo ordinati dal re, come il progetto architetturale di un immenso e grandioso palazzo reale e di una città nuova a Romorantin.
Leonardo da Vinci accoglieva in questa sala di ricevimento i suoi visitatori illustri. Si trova la decorazione del XV secolo con le sue tappezzerie ed oggetti del Rinascimento: cattedra, cassapanca, busto di Francesco I.
Parte centrale della cucina, settore di Maturina, l’alto camino di pietra è rimasto intatto. Sono esposti piatti rotondi in ottone decorati con scene del Vecchio Testamento, un “caquetoire”, sedia bassa utilizzata per conversare e arazzi del XV e XVI secolo.
Scendendo la scala, avete appuntamento con l’ingegnere Leonardo. Le quattro sale sono dedicate alle invenzioni del Maestro. Fra le 40 macchine favolose realizzate secondo i disegni originali di Leonardo con i materiali dell’epoca: il primo ponte girevole, il primo carro armato, la prima automobile, l’imbarcazione a pale, la macchina volante, antenata dell’aereo, l’elicottero, il paracadute.
Il Maniero di Cloux, chiamato Castello del Clos Lucé, è stato costruito nel 1471 su fondazioni del XII secolo da Estienne le Loup, maître d’hostel del re Luigi XI. La dimora si organizza attorno ad una torre d’angolo ottagonale che ospita una scala a chiocciola circondata da due edifici a due piani costruiti a squadra. L’elegante facciata di mattoni rossi e pietra di tufo porta è caratteristica dell’architettura del XV secolo. Acquisito da Carlo VIII, nel 1490, il Clos Lucé diventò dimora reale per 200 anni. Luisa di Savoia vi educò i suoi due bambini: il futuro Francesco I e sua sorella Margherita di Navarra.
Il più grande, almeno per il genio, fra quelli che hanno attraversato la postierla a ogiva del castello fu Leonardo da Vinci che, nel 1516 a più di 60 anni, parte dall’Italia, lasciando dietro di sé i lavori compiuti a Milano, Firenze e Roma. Leonardo attraversa le Alpi a dorso di mulo portando con sé tre delle sue opere maggiori: Sant’Anna, la Vergine ed il bambino, la Gioconda e San Giovanni Battista ed anche i suoi numerosi taccuini di schizzi ed i suoi molteplici studi.
Il 23 aprile del 1519, Leonardo che considera la certezza della morte e l’incertezza della sua ora redige il suo testamento con l’aiuto di Maître Guillaume Boreau, notaio alla Corte reale.
Considerando che nessuno va nel nulla, Leonardo rende l’anima nella sua camera del castello del Clos Lucé, il 2 maggio 1519 all’età di sessantasette anni, dopo avere ricevuto gli ultimi sacramenti della Chiesa.
Francesco I prostrato dal dolore, pronunciò queste semplici parole: “Per ciascuno di noi, la morte di quest’uomo è un lutto poiché è impossibile che la vita ne produca uno simile”.
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